Mirco Pasqualini visionario amico di IdF a New York che ci ha lasciati

“Forza Mirco. Siamo con te!”
Qualche giorno fa Italiani di Frontiera aveva voluto esprimere solidarietà a una persona di talento, un caro amico in cui competenza e visione si combinano a una straordinaria umiltà. Ma Mirco Pasqualini, rodigino trapiantato a New York non ce l’ha fatta e qualche giorno fa ci ha lasciati, dopo che un terribile incidente stradale lo aveva ridotto in fin di vita.
Grande esperto di Design Thinking, Mirco era capace di leggere il mondo attorno a noi per indicare la strada del futuro, le cui doti umane travalicano però quelle professionali.
Non dimenticherò mai la leggerezza, il distacco con cui Mirco rievocò l’inizio del suo percorso internazionale: non poteva permettersi l’Università ma lavorando a Conegliano pubblicava online “cose interessanti” sul Design… sino a quella telefonata dagli USA, che quasi non capiva, in cui gli si chiedeva di realizzare un sito online… per il Wall Street Journal!
Mirco è stato vittima di un terribile incidente in bicicletta, nei pressi di Woodstock, New York, dove viveva con la sua brava moglie, Gina Smith Pasqualini (fondatrice di Good Living is Glam). 

Qui i contributi e le interviste di Italiani di Frontiera a Mirco.

Il Design Thinking per affrontare la complessità (Frontiers of Interaction 2017)

 

 

Occasione imperdibile l’accelerazione ai cambiamenti 

Il contributo di Mirco alla nuova piattaforma Italiani dopo il Virus.

“Se da un lato questa Pandemia ha stravolto consolidate abitudini delle nostre vite, dall’altro per me (ma come me per molte altre persone) non ha cambiato molto. Mi riferisco nello specifico alla vita professionale di chi lavora nel mondo del digitale, fatto di email, slacks, video-call, remote working etc. Qui a New York migliaia di offici ed interi Building, si sono svuotati evidenziando a tutti come sia possibile ripensare non solo il modo e gli spazi in cui lavoriamo, ma anche come viviamo. Molti stanno riscoprendo valori e aspetti della nostra vita e sfera socio-affettiva, passati un po’ in secondo piano per via della routine frenetica e del “perché cosi fan tutti”. Molti altri hanno riscoperto il valore delle comunità come i ristoratori della grande mela, dove la proprio clientela grazie alla tecnologia, li sostiene con donazioni per superare la complicata situazione. Questa non è solo stata la prima grande Pandemia del millennio ma anche la prima Infodemia della storia, dove le informazioni si sono sparse più velocemente della comprensione della situazione stessa (nel bene e nel male)…”  

 

L’intervista online sulla piattaforma di Rinascita Digitale