Quel 28 febbraio 2011, dopo 30 anni fra Gazzettino, Il Giorno e Reuters, l’addio alla redazione per inseguire il sogno di IdF…

Schermata-2012-02-29-a-14.09.33Pioveva e mi ero svegliato all’alba per un turno dalle 7, quel 28 febbraio 2011.

Non era un giorno come un altro e avevo deciso perciò di documentarlo con immagini e video, sin dal caffè del mattino. Perchè era per me un giorno di svolta: l’ultimo giorno di lavoro in una redazione dopo 30 anni da redattore.

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Avevo iniziato come praticante dopo qualche anno come collaboratore esterno, facendo il mio ingresso in redazione il 1 gennaio 1981 al Gazzettino, passando poi a Milano al Giorno nel 1986 e a Reuters nel 2001. Andandomene dall’agenzia dopo dieci anni giusti, per scommettere su un sogno: fare di Italiani di Frontiera il mio lavoro a tempo pieno, dopo quei sei mesi in California, gennaio-luglio 2008, che avevano rappresentato un’esperienza di non ritorno.

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Quella mattina un po’ surreale avevo fotografato la mia scrivania prima di svuotarla; tazza Italiani di Frontiera, foto dei fratelli Marx,  minipallone da rugby, la coppa dell’unico torneo aziendale vinto dalla squadra dei giornalisti con me come capitano (oh capitano mio capitano…). Ah quel salvaschermo era una delle prime uscite di IdF, speaker al prestigioso Frontiers of Interaction 2009 nel bellissimo Acquario Romano (fantastica la foto di Gianfranco Chicco)…

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Ma non era stata una giornata sedentaria. L’ultimo servizio, tanto per rendere ancora meno struggente l’addio a quel lavoro era stato la copertura di un evento di Forza Italia con Silvio Berlusconi…

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E non potevo che ripensare alle parole del bravo Nelson Graves, americano di Buffalo,  oltre che amico di IdF mio ex capo a Reuters. Che dopo una carriera in giro per il mondo aveva deciso di cambiar vita (ora vive a Bologna) e poco dopo la svolta aveva diffuso un messaggio che pareva arrivato da un altro mondo: “C’è vita fuori da Reuters”. Sì confermo.

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Quella all’agenzia era stata per me un’esperienza entusiasmante in un giornalismo internazionale, con bravi colleghi. Ma davvero l’avventura di Italiani di Frontiera mi aveva trasformato al ritorno in una sorta… di Ufo. Troppe emozioni e spunti a ispirare un percorso così Out of the Box, furori dagli schemi del giornalismo tradizionale: dalla personalizzazione di questa avventura all’inseguire fili e collegamenti eccentrici, all’apprendimento continuo: imparare a usare videocamera, macchina fotografica e uso dei social media, per creare una fideizzazione fra i sempre più numerosi amici di IdF.

Spiazzante era stato per me mesi prima pure l’incontro con Devin Wenig, passato per la redazione di Milano in qualità di numero due di Reuters International, oggi a eBay, dove da luglio ricopre l’incarico di CEO e presidente. Parlando per pochi minuti delle nuove frontiere del giornalismo, Devin aveva usato tre parole che mi si erano scolpite in testa: Take Risks, Connecting the Dots, Us the Multimedia. 

Sembravano definire quel che stavo cercando di fare con IdF e non c’entravano nulla col mio lavoro in redazione.

Rischiare,  cioè lasciare percorsi tradizionali sperimentando nuove strade.

Collegare i puntini, cioè dare importanza ai fili che connettono storie e notizie e che ne svelano il significato.

Usare strumenti multimediali, dunque sperimentare su piattaforme diverse, in particolare per coinvolge i più giovani.

E di giovani avevo parlato “sequestrando” Devin per un minuto e mezzo per spiegargli Italiani di Frontiera. Niente Silicon Valley, la famiglia che parte, il talento italiano… niente di tutto questo.

“I ragazzi italiani sono molto fortunati… vivono fra bellezze storiche e naturali che il mondo ci invidia, mangiano e vestono come molti al mondo sognano di fare… quel che non possono fare invece è avere un sogno e tentare di trasformarlo in realtà, magari facendone il proprio lavoro. Perchè allora tutto diventa difficilissimo, Ecco, di questo parla Italiani di Frontiera“. avevo più o meno detto.

 

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Credo che Devin ne fosse rimasto colpito, visto che rispose: “Mi sembra strano che qualcuno in redazione non capisca il valore di tutto questo. Voglio che sviluppi Italiani di Frontiera sotto l’ombrello Reuters”.

A me non era sembrato vero e anche se ancora oggi non ho capito quale fosse l’ombrello, pochi giorni dopo, grazie a Devin e a un prezioso amico come Giuseppe Delle Fave, oggi a Bloomberg e all’epoca Business Development Manager di Reuters, avevo avuto un piccolo prezioso riconoscimento. Da allora, anche se per dedicarmi a un’avventura esaltante ho lasciato l’agenzia dove ho ancora molti amici, Italiani di Frontiera è “Supported by Reuters“.

 

 

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Quel 28 febbraio 2011 dunque è stato un giorno di svolta importante. E anche se oggi nelle presentazioni scherzo, dicendo che scommettendo sull’addio al posto fisso io vedevo un orizzonte radioso, mentre mia moglie preoccupata vedeva un baratro davanti a noi…  anche se non sono mancati i momenti difficili,in cinque anni mai ho avuto il dubbio che quella sia stata la scelta giusta.

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