Dagli incubatori US Markets ed M31a Cisco, Silicon Valley aiuta a capire l’Italia
Imparare i segreti del business negli USA è come sempre un modo per capire di più anche dell’Italia.
Il secondo giorno dell’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour 2014 inizia a Menlo Park nella sede di US Market Access, incubatore di “Imprenditori che aiutano imprenditori” fondato dall’italocanadese Alfredo Coppola , che facilita l’ingresso in un mercato difficile come quello americano, lavorando per aziende che nel complesso hanno raggiunto due miliardi di dollari, con oltre 20mila dipendenti in più di 30 Paesi e più di 400 milioni di dollari raccolti da fondi venture. E che soddisfazione quando Stefano Caccia, country manager per l’Italia che ci accoglie con una bella presentazione, dice di essere un fan di IdF…grazie mille Stefano!
Ottima occasione per incontrare di nuovo Antonella Rubicco, che assieme ad Emilio Billi sta sviluppado una startup sulla quel US Market punta molto: A3Cube, che promette una vera rivoluzione per l’informatica, riducendo drasticamente i tempi di operazioni complesse con un sistema di accelerazione dell’immagazzinamento dati. Antonella racconta delle difficoltà di vivere e lavorare a Silicon Valley, costi molto alti e impegno spasmodico ma anche straordinarie opportunità, nel riuscire a incontrare e farsi conoscere da persone influenti grazie al valore del network, una rete di conoscenze che non premia gli amici degli amici” ma chi merita. E ricorda con una punta d’amarezza la decisione di lasciare l’Italia, per l’impossibilità di fare business in modo etico e senza pagare dazi… Antonella e Stefano hanno anche il privilegio di ricevere le prime magliette del nostro tour. Che sembrano aver gradito…
Di nuovo in pullman con direzione sud, verso San Josè ad un altro incubatore, M31 , accolti da un altro vecchio amico di IdF, Aldo Cocchiglia, imprenditore padovano che come pochi sa far capire come la prima barriera da superare, per le aziende italiane che vogliano sbarcare negli USA, sia quella culturale. Per fare business con gli americani, dice, bisogna abbandonare diverse abitudini, a cominciare da quella di considerare la puntualità un’optional (e per fortuna stavolta col bus siamo arrivati con un solo minuto di ritardo… “Mai successo con gli italiani”, dice Aldo).
M31 aiuta startup e piccole e medie imprese, e Aldo non nasconde il fatto che ad alcuni, dopo un’analisi di mercato, venga proprio sconsigliato di provarci. Perché ci sono aziende che hanno prodotti più cari di quelli simili già presenti negli Stati Uniti, altre che ignorano del tutto lo scenario della concorrenza, si presentano convinti di avere tre competitore e l’analisi di M31 ne scopre magari una settantina… Ma gli stessi prodotti vanno adeguati alle esigenze del consumatore USA, spiega ancora Aldo. Descrivendo un mercato che riserva anche piacevoli sorprese: chi si sarebbe immaginato che un cliente per una macchina di analisi oculistica destinata ai medici fosse la grande catena WalMart, che ha piazzato nei centri commerciali di questi apparecchi?
Aldo nelle presentazioni viene affiancato da tre bravi partner: Simona Ioannoni, Antonio Mijares Gurza e Mary Trigiani. Tutti premiati con maglietta e foto ricordo…
Si riparte, solo pochi minuti per raggiungere la sede Cisco, un quartiere più che una sede, per un’azienda dove forse più di tutte in Silicon Valley il management italiano ha fatto storia, a partire da due veterani ex Olivetti di grande successo, come Mario Mazzola e Luca Cafiero.
L’incontro con Fabio Gori, Chiara Regale e Felice Bonardi è davvero prezioso. Si parla delle nuove frontiere di Internet delle Cose, di come Cisco si stia muovendo in uno scenario di futuro già iniziato di interazione profonda fra apparecchi diversi, dove il “Cloud Computing” verrà presto affiancato dal “Fog Computing”, monitoraggio e interazione fra una miriade di dati forniti non più solo da computer e telefonini ma da un’infinità di congegni che porteremo addosso. E partecipiaamo ad una spettacolare dimostrazione della fantastica Telepresence, apparecchio che consente riunioni virtuali fra persone in sedi diverse che però compaiono riunite allo stesso tavolo.
Ma Fabio, Chiara e Felice raccontano a fondo anche la loro esperienza personale. Fabio, romano, che si mete in gioco lasciando il posto di prestigio in Europa per trasferirsi con moglie e figli teenager in un mondo diverso, che chiede a tutti di sapersi reinventare. Chiara, milanese, che ha ora una bimba piccola, è felice del lavoro ma sente la distanza dai nonni. Felice, bresciano, che dopo un breve ritorno in Europa ha capito che gli mancava la “follia” della Valle (lavoro a ritmi assurdi, massima concentrazione sui risultati). Tutti convinti che davvero gli italiani abbiano qualcosa in più nel saper affrontare la complessità, rispetto a colleghi americani superspecializzati. Cosa? la capacità di “To Think out of the Box”. Per caso l’avete già sentita, amici di Italiani di Frontiera?
Forse per un giorno poteva bastare. Invece la chiusura in bellezza, davanti al luogo di nascita di Silicon Valley, il garage di Hewlett e Packard a Palo Alto . Dove un grande amico di IdF partecipante al Tour, Damiano Airoldi di Magnetic Media ci ha regalato una bellissima testimonianza, da imprenditore legato al mondo Apple, rievocando i suoi incontri con Steve Jobs. Potevamo finire meglio? Cena a Palo Alto, in quello che era il distretto militare di addestramento per la prima guerra mondiale. E domani si riparte…