Da IBM a a3Cube, capire l’altra faccia di Silicon Valley in una giornata a San Josè
Puntata a San Josè nella seconda giornata dell’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour, ospite ancora una volta di Luisa Bozano ingegnere genovese all’Almaden Research Center IBM, 400 ricercatori e un altro centinaio fra studenti e dipendenti a tempo determinato. E che accoglienza, quando Luisa ha chiesto una copia del libro autografa per la sorella Angela che insegna italiano in Wisconsin, dicendo che è una fan di Italiani di Frontiera e che questo progetto l’ha pure aiutata a prepararsi per la sua trasferta USA!
Luisa ha rinunciato alla presentazione tradizionale per una chiacchierata informale che ha conquistato tutti, spiegando assieme alla profonda trasformazione di IBM, da tempo ormai lontana dal colosso hardware di un tempo e capace di spaziare in direzioni diverse della ricerca e dei servizi informatici, con un costante primato nel campo dei brevetti innovativi.
Un piacevole ritorno anche per Simone Bianco, tarantino, laurea in Fisica a Pisa, Phd nel North Texas, oggi membro del gruppo di Public Health Research, che ha illustrato con straordinaria profondità i progressi compiuti da IBM in particolare nel campo del monitoraggio del virus Ebola, un ruolo di ricercatore che lo ha portato spesso a contatto con i massimi responsabili politici a livello internazionale… e come si presenta Simone? Ma con la maglietta Italiani di Frontiera! Grazie Simone, un vero onore…
Ad aggiungere colore, e pure calore, il fatto che Luisa ha preparato un lunch da consumare al volo. E mangiare durante una presentazione straordinaria come quella di Simone… beh ci ha fatti sentire ancora più fra amici, un angolo d’Italia a sud di Silicon Valley…
Con noi al tavolo anche un gruppo di giovani italiani, tuia studenti che stanno compiendo uno stage a IBM. Ciao e grazie, Luisa e Simone, ci si rivede presto.
Qui l’intervista di qualche anno fa a Luisa, dall’archivio Italiani di Frontiera
Poco più di mezz’ora per raggiungere sempre a San Josè l’ufficio di una delle più straordinarie startup italiane a Silicon Valley, accolti da Emilio Billi ed Antonella Rubicco, fondatori di a3 Cube. Frutto di un lavoro di anni, la loro tecnologia si sta dimostrando strepitoso nella velocizzazione del trasferimento dati ai server ma pure di abbattimento dei consumi energetici.
Emilio e Antonella hanno avuto importanti conferme con contratti con clienti di grande prestigio. Ma il gruppo resta affascinato non solo dal loro talento e dal racconto delle grosse difficoltà che hanno saputo superare, prima in Italia poi negli USA. Pure dalla lucidità con cui gettano uno sguardo acuto e disincantato su Silicon Valley e alcuni luoghi comuni. Perchè la Bay Area è ricchissima, dice Emilio, ma i soldi “attirano persone, non eccellenze”. Cioè attorno a chi si impegna a realizzare prodotti innovativi si aggira una fauna di consulenti, investitori pronti a sborsare “non per premiare un prodotto di qualità ma per generare profitto”, uno stuolo di sedicenti esperti che per questo si richiede agli startupper di non abbassare difese, essere consapevoli che si viene “assaltati da persone che ti vogliono vendere servizi…”. Ma Silicon Valley, rimane il posto in cui essere, perchè come un porto di mare, tutto, dalle novità alle persone, passa per di qui…
Non meno interessante il racconto su come con anni di studi Emilio ha elaborato la sua tecnologia. Partito con la convinzione che i supercomputer imitassero il cervello e la rete neuronale nella rapidità di trasferimento dati, ha scoperto che questa intuizione in realtà l’aveva avuta e messa in pratica con tecnologie alla portata di tutti soltanto lui…
Prima di ripartire, Antonella ha voluto leggere il capitolo del libro Italiani di frontiera a loro dedicato e… sì sono sempre momenti delicati per l’autore… ma sembra che ne sia rimasta entusiasta!
Qui una recente videointervista ad Antonella, in spiega la loro tecnologia che si sta rivelando rivoluzionaria, a giudicare dalle offerte consistenti di acquisizione che loro però hanno rifiutato…