A Google con il guru Varian. Poi a Berkeley, a scoprire i segreti della ricerca più libera

L’edificio Android nella sede Google di Mountain View

L’edificio Android nella sede Google di Mountain View

Mai, mai dimenticare qualcosa nella sede di Google. Potreste scoprire che il colosso della ricerca online, che in poche fraziooni di secondo è in grado di reperire montagne di informazioni, impiega oltre trenta minuti per recuperare uno zainetto dimenticato in una zona offlimits, cosa che richiede l’intervento di un addetto alla vigilanza, del suo superiore e la redazione di un rapporto.

Il primo appuntamento dell’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour d’autunno si è concluso con un piccolo inconveniente, utile però per riflettere sul significato delle regole negli USA, pure nella culla dell’innovazione e dell’informalità, dove semplicemente le  scorciatoie trasgressive non sono nemmeno concepite.

Nel famoso campus in cui i colori pastello si susseguono, dagli arredi interni agli ombrelloni nel giardino, dalle biciclette alle condotte dell’acqua, abbiamo avuto l’onore di incontrare (per me per la seconda volta dopo il tour d’aprile) una figura di primo piano di Silicon Valley: Hal Varian, direttore economico di Google, secondo alcuni addirittura in odore di premio Nobel. Un guru che in un fitto botta e risposta con gli agguerriti imprenditori romagnoli ha prefigurato alcuni degli scenari del futuro, affermando che è proprio perchè guarda lontano che Google ha intrapreso strade come quella dei Google Glass o del progetto dell’auto senza guidatore, prevedendo una forte interazione con suoi strumenti quali Google Maps e Street View.

Ma è stato Cosimo Spera, imprenditore seriale e stratupper di Silicon Valley, origini campane e studi a Pisa, a catturare l’attenzione dei partecipanti al tour,  promosso da Unindustria Forlì Cesena conAgenzia Viaggi Manuzzi e organizzato da La Storia nel Futuro. Grande amico di Varian e mentore di diversi ragazzi sbarcati a Silicon Valley, nel campus Google Cosimo ha raccontato la sua carriera soffermandosi poi nella descrizione della sua nuova startup Bee Bell, lancio previsto nei prossimi mesi a San Francisco, dal prossimo anno in alcune città italiane, uno strumento estremamente sofisticato nel campo dei social network, in grado di fornire all’utente in tempo reale informazioni e suggerimenti “personalizzati”, ritagliati cioè sulle esigenze e persino sullo stato d’animo del momento di chi la utilizza.

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E di spirito di startup si è poi parlato, una volta attraversata la Baia, a Berkeley con Pieruigi Nuzzo, ricercatore nel  Department of Electrical Engineering and Computer Sciences, che ha illustrato una preziosa relazione svolta col suo mentore, figura principe degli italiani di Silicon Valley, il professor Alberto Sangiovanni Vincentelli. Un’analisi approfondita dell’ecosistema dell’innovazione, per sfatare alcuni luoghi comuni, com quello del rapporto fra atenei ed aziende, che nella realtà, ha detto Nuzzo, non è mai “coercitivo”: ai ricercatori viene lasciata libertà e questo non lavorare con la pressione di dover sviluppare al più presto un prodotto è uno dei segreti dell’Università che ha sfornato Nobel a raffica. Assieme al fatto di saper rompere schemi tradizionali: c’è condivisione dei risultati persino con gli atenei concorrenti, ci sono ricerche “open source” che fanno tesoro del contributo di altri studiosi, persino la tutela dei brevetti non è rigidissima per facilitare che anche i prodotti più sofisticati possano essere modificati e migliorati.

Un tema, quello della ricerca “aperta” ripreso pure da Alessandro Ratti, Scientific Research Consultant and Contractor dello stesso ateneo, che ha avuto pure il merito  di guidare il gruppo  nella visita al famoso ciclotrone Laurence Berkeley Laboratory . Per tutti l’occasione di incrociare  in un fuoriprogramma anche due preziosi amici a Berkeley di Italiani di Frontiera, Isabella Sioleri, consulente in materia di software e il marito Paolo  Calafiura, scienziato pure lui docente in quella università, venuti apposta per incontrarci.

Una lunga, lunga chiacchierata, non in una sala ma su una splendida terrazza, con una vista strepitosa sulla Baia. Mentre il sole tramontava in uno scenario da brividi, con sullo sfondo il Golden Gate…

E domani si riparte.