Ray Martino, leggenda del jazz dalla storia incredibile e quella festa a Milano per i suoi 90 anni, poco prima che se ne andasse

 

Milano, cinque aprile 2018: allo Spirit del Milan una serata indimenticabile promossa da Italiani di Frontiera, per riportare sul palco un protagonista ormai dimenticato del jazz italiano e festeggiare a sorpresa i suoi novant’anni. Dopo aver scoperto la sua incredibile carriera, tenuta a battesimo da Louis Armstrong e vissuta sui palchi di mezzo mondo, poi al cinema e in tv, al fianco di personaggi leggendari.

Quella sera aveva rispolverato una voce e una presenza scenica invidiabile, accompagnato dai bravi Emilio e gli Ambrogio. E si era commosso per un’accoglienza che non si aspettava (realizzata grazie a preziosi amici: Maria Teresa Gabriele giornalista nipote di Ray, Luca Locatelli e Ilaria Polleschi che con entusiasmo avevano accolto l’evento nel celebre locale).

Ray Martino sul palco dello Spirit de Milan accompagnato da Emilio e gli Ambrogio

Un anno e tre mesi dopo, cinque luglio 2019, Ray Martino, al secolo Mario Martiradonna, ci ha lasciati.

Ecco la sua storia.

 

Quel ragazzo italiano può cantare jazz proprio come facciamo noi!”.

La firma è quella di Louis Armstrong. La pagina ingiallita, datata 19 luglio 1952, è del leggendario Melody Maker, il più antico settimanale musicale britannico.

Allora il Festival di Sanremo aveva celebrato appena due edizioni, con il doppio trionfo di Nilla Pizzi: “Grazie dei fiori” (1951) e “Vola colomba” (1952). Viaggi e informazioni erano infinitamente più lenti, così in quell’articolo dedicato alla sua tournèe europea, il leggendario Satchmo rievocava l’esperienza vissuta tre anni prima, quando per la prima volta era atterrato in Italia, aeroporto della Malpensa, immortalato da un servizio del cinegiornale Settimana Incom dell’Istituto Luce, oggi disponibile su YouTube.

In quelle immagini, ottobre 1949, ad accogliere il mitico jazzista arrivato assieme a una band non meno leggendaria, un musicista che la tv qualche anno dopo avrebbe trasformato in star: Gorni Kramer. Al suo fianco, quel ragazzo, sorridente, che nello stuolo di giornalisti e appassionati accalcati all’aeroporto era l’unico a capire la pronuncia degli artisti americani. Perché a Bari durante la guerra da teenager era diventato un beniamino dei soldati della base americana. E da loro oltre a un ottimo inglese, ascoltando lo swing delle grandi orchestre nei grossi 78 giri destinati alle truppe americane aveva imparato pure la passione per il jazz. Fu proprio Armstrong a tenerlo a battesimo, facendolo esordire in un teatro milanese ancora circondato dalle macerie della guerra ma stracolmo di pubblico, spianandogli la strada per una carriera incredibile, fra concerti con grandi artisti, incontri con personaggi leggendari, tournèe internazionali, cinema e televisione.

Quel “ragazzo” alla ribalta prima di Sanremo e della nascita della tv… compie 90 anni. Mario Martiradonna, classe 1928 con il nome d’arte di Ray Martino è stato un grande protagonista, dal jazz alla musica leggera, dal cinema alla tv. Un’avventura artistica che oggi ricorda con invidiabile lucidità, un pezzo di storia dello spettacolo che merita di essere preservato.

I miei genitori si arrabbiarono moltissimo, quando scoprirono che uscito di casa invece di girare a destra e andare a scuola giravo a sinistra e andavo al club degli americani…”.

Cresciuto a Bari ma nato a Lecce (anche se ne suo ricordo Armstrong gli aveva assegnato dei fantasiosi natali a Brooklyn), Mario arriva a Milano a vent’anni nel ’48 e fa il suo esordio nel varietà con la compagnia di Walter Chiari, che l’ha sentito cantare in un locale della riviera romagnola. L’anno dopo l’incontro con Armstrong, che lo prende in simpatia, lo adotta come interprete e una sera gli chiede di accompagnarlo in teatro. “Scaldati la voce, mi disse porgendomi una caramella… al pianoforte c’era Earl Hines. Io non ci potevo credere. Ma cantai Stormy Weather e altre canzoni… il teatro per poco non esplose…”.

L’anno dopo Ray fa il suo esordio al cinema, sempre con Walter Chiari e una giovanissima Antonella Lualdi. Poi accetta l’invito di Renato Carosone e prende il posto di Van Wood nel suo popolarissimo complesso che compredeva Gegè di Giacomo e Alex Bacsik (“un musicista ungherese fuggito in Occidente, con la chitarra era straordinario”). Ma preferisce il jazz al repertorio leggero napoletano e per questo nel ’52 diventa il cantante del gruppo di Bruno Martino, che all’epoca suonava soltanto.

 

Con il gruppo si esibisce spesso in un locale esclusivo, il Piccolo Bar in via Romagnosi vicino alla Scala. Dove la sorte gli ha riservato un’altra occasione memorabile: cantare accompagnato al piano da… Leonard Bernstein!.

“A quell’epoca, il celebre direttore d’orchestra era stato invitato a dirigere la Carmen di Bizet alla Scala. Alla sera con i suoi collaboratori veniva in questo bar che era molto snob. Io cantavo lì. Bernstein, che amava la musica classica ma adorava il jazz allora si metteva al piano e mi accompagnava… dai canta, mi diceva… e io cantavo, le canzoni americane…”

La sua carriera prosegue in Spagna e Portogallo, cantando anche a Londra, New York, a Parigi dove vinto il secondo premio al Festival della canzone italiana, in Centro America, Honduras, Guatemala, Messico.

Poi negli anni Sessanta le pubblicità. premiato due volte come miglior attore dell’anno di Carosello, l’attività di direttore artistico su navi da crociera, di dirigente nell’industria discografica, senza rinunciare poi a nuove esibizioni, sul palco e alla radio.

“Ne abbiamo fatte, mi sono divertito. Abbiamo vissuto.. ho vissuto la mia vita…”

Ciao Ray e grazie, non ti dimenticheremo.