Quel primo novembre 2010 a San Francisco, tra episodi incredibili… come il patriota che stavamo celebrando

Mentre il sole calava, su un prato della collina del Presidio a San Francisco coperto di lapidi e croci, in un’atmosfera irreale al termine di una giornata indimenticabile, nel silenzio “Cez” aveva lanciato un richiamo, per due volte. E per due volte gli uccelli da lontano gli avevano risposto! Non è possibile, non è possibile, mi ripetevo. Come vivere in un film.

In vista di quel primo novembre 2010, avevo ostinatamente inseguito un’idea folle: creare un evento su una tomba a San Francisco, per celebrare il centenario di un italiano dimenticato, dalla vita incredibile, assieme alla persona che era riuscita nella titanica impresa di scoprire e ricostruire (prima dell’avvento di Internet) una biografia sbalorditiva.

 

Cesare Marino, “Cez” per gli amici,  era pure il mio mentore. Quasi un fratello, dopo esser stato per me prima di conoscerlo di persona una figura leggendaria, nato in Sicilia ma cresciuto  a Treviso, capace  inseguendo la sua passione per i nativi americani di diventare un’autorità mondiale nel campo,  antropologo allo Smithsonian Institution a Washington, e di  intercettare e ricostruire contemporaneamente con i suoi studi  fantastiche storie di italiani nel West. Nessuna così straordinaria come quella di Carlo Camillo di Rudio, nobile bellunese che avevo ribattezzato “Forrest Gump dell’Ottocento”, scampato alla morte in mille avventure tra Risorgimento e Far West,  sino al primo novembre 1910, che avevamo deciso di ricordare nel centenario, con un manipolo di preziosi amici, portando con noi alcune copie della nuova edizione del libro di “Cez”, “Dal Piave al Little Bighorn” (con mia introduzione) pubblicata appena in tempo dal bravo Alessandro Tarantola.

Fabrizio Marcelli, allora console generale d’Italia a San Francisco (oggi è ambasciatore in Nuova Zelanda) aveva ufficializzato l’evento con la sua presenza e un cartello del presidente della Repubblica (in vista dei 150 anni dell’Unità d’Italia), Phil Pasquini bravo fotografo italoamericano accompagnato dalla moglie Elaine, giornalista,  aveva svolto il ruolo di Maestro di Cerimonia, mentre Franco Folini imprenditore e amico, all’epoca in rappresentanza di BAIA (Business Association Italy America) e  Nicolò Minerbi  fotogiornalista avevano immortalato le immagini della giornata, emozioni accompagnate dalle note da brivido di David Hardiman, trombettista jazz che aveva eseguito Il Silenzio e l’inno americano. Io avevo ricordato come questo patriota scavezzacollo avesse rischiato mille volte la pelle per nobili cause, “Cez” aveva letto la lettera di raccomandazione di Mazzini che il conte bellunese aveva con sè come presentazione all’arrivo in America.

 

Come in un film la “cerimonia indiana” con il fumo

Finita la cerimonia ufficiale… sempre più come un film. Rimasti solo in quattro, “Cez” aveva voluto inscenare una seconda breve cerimonia “indiana”, nella convinzione che il conte bellunese avesse scelto lui “antropologo degli indiani” come proprio biografo… per riconciliarsi con i nativi americani, visto che in una vita spesa per cause libertarie, dopo tutto a Little BigHorn aveva combattuto con l’esercito… poche parole incomprensibili, nuvole di fumo sulla lapide (unica volta in vita mia che, per rispettare il rituale, avevo fatto una tirata…), in un tramonto incredibile. Poche ore dopo al ristorante improvvisamente la gente era impazzita, come tutta la città quella notte: quel 1 novembre 2010 entrava nella storia di San Francisco perchè i Giants avevano appena vinto dopo 54 anni le World Series di baseball!

 

 

 

Le incredibili coincidenze fra contrattempi ed episodi della vita del conte

Ma  ancor più incredibile è stata “l’odissea stile di Rudio ” per arrivare a San Francisco con una serie di contrattempi vissuti in quest’avventura… tutti coincidevano con episodi della vita del conte! Alla partenza, sciopero inatteso a Parigi (dove il conte fu condannato alla ghigliottina per l’attentato a Napoleone III), dobbiamo volare allora via Roma (dove il conte combattè con Garibaldi) e New York (dove sbarcò da immigrato con documenti falsi perche’ ricercato in mezza Europa). Solo in extremis troviamo un aereo per San Francisco… che a meta’ strada dirotta su Minneapolis per… malore del secondo pilota, passando cosi’ vicino a Sioux City!!! (E il conte i Sioux se li trovo’ davanti a Little Bighorn…). Dopo un’odissea, arriviamo alle 3 di mattina a San Francisco all’hotel Castle Inn, che però è’ chiuso sino alle 7!  Dove abita l’unico discendente del fratello del conte, in Inghilterra a Nottingham? I’indirizzo è Castle Close. Nel frattempo il bagaglio di Cesare è smarrito. Arriva due giorni dopo… da Francoforte! Dalla Germania? Pro memoria: di Rudio, che era ricercato, sbarco’ in America spacciandosi per tedesco!

L’odissea “stile di Rudio” per arrivare a San Francisco

L’inquietante coltellino nascosto

Ma la cosa più inquietante  pochi giorni dopo il ritorno, dopo una presentazione Italiani di Frontiera a Roma, nella sede Oracle.  Al controllo bagagli, fanno per due volte il check al mio zaino e mi chiedono se ho un coltellino. No di sicuro, rispondo. Ma dallo “zaino Mary Poppins a 50 tasche”,  esce invece il coltellino svizzero che evidentemente era li’ dalle vacanze estive! Non posso crederci: ho appena passato due controlli a New York e uno a San Francisco e nessuno l’ha visto? Troppo strano. Chiamo Cesare, che ricorda subito come nelle sue memorie il conte avesse ironizzato sulla polizia francese che l’aveva arrestato dopo l’attentato a Napoleone III e perquisito, senza trovare pero’… il coltello nascosto nel doppio fondo della borsa! Lo spirito del Conte ci ha davvero accompagnati…

 

L’annuncio dell’evento a San Francisco pochi giorni prima della partenza

 

 

 

Il centenario di Rudio nelle immagini di Elaine e Phil Pasquini

 

Appendice

Stefano Cassetti nei panni di Carlo Camillo di Rudio nel film “Noi credavamo”

1- Un’emozione vedere qualche anno fa sullo schermo la figura di Carlo Camillo di Rudio interpretato dal bravo Stefano Cassetti,   (che ho conosciuto al telefono) nel film di Mario Martone “Noi credavamo” che rievoca l”attentato a Napoleone III in cui  il conte bellunese fu tra i cospiratori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vincenzo di Nicola, neocittadino USA, sulla tomba di Carlo Camillo di Rudio

2 – Una grande soddisfazione qualche anno questa foto: veder rendere omaggio al patriota bellunese uno startupper di successo amico di IdF come Vincenzo di Nicola, che da grande appassionato di storia (e nipote di un nonno immigrato) ha colto il nesso, esplorato da IdF, che unisce italiani protagonisti della frontiera di ieri, avventure ed esplorazioni, a quella di oggi, quella dell’innovazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3 – Su YouTube la storia di Carlo Camillo di Rudio è stata raccontata brevemente da un popolare storico (ospite di Piero Angela) e da un attore che ne ha ricavato addirittura uno spettacolo teatrale. Il primo non cita Cesare Marino che l’ha scoperta, il secondo non l’ha mai informato di cosa ha realizzato grazie al suo lavoro.