Di Rudio Day memories. Forse davvero lo spirito del conte ci ha accompagnati… a San Francisco e ritorno

Mettersi in testa di andare a celebrare uno sconosciuto oltreoceano, organizzare tutto grazie a qualche amico abbastanza folle dall’esser catturato dall’idea. Riuscirci, poi tornare dopo un’avventura entusiasmante e una faticaccia, un anno fa, con la sensazione che forse lo spirito di quello sconosciuto ci abbia accompagnato. Perche’ davvero ne sono successe troppe…

Sin dalla partenza, con  Cesare Marino, antropologo dello Smithsonian Institution, che ha dedicato tutta la sua vita agli indiani, ricostruendo con ricerche durate vent’anni la vita incredibile di quello sconosciuto. Franco, il tassista che ci viene a prendere prima delle 6 di mattina per portarci a Linate, e’ un arcere provetto (con figli rugbisti…). Ci mettiamo 30 ore invece di 15 per arrivare a San Francisco  e tutti gli imprevisti sono stati in un modo o nell’altro legati a episodi della vita di quell’italiano di cui andavamo a celebrare il centenario della morte, Carlo Camillo di Rudio (1832-1910), “Forrest Gump dell’Ottocento” protagonista del Risorgimento, poi emigrato e sopravvissuto a Little Bighorn. Non si passa da Parigi, dove il conte fu condannato alla ghigliottina per l’attentato a Napoleone III, dobbiamo andare invece via Roma (dove il conte combatte’ con Garibaldi) e New York (dove sbarco’ da immigrato con documenti falsi perche’ ricercato in mezza Europa). Solo in extremis troviamo un volo per San Francisco, che a meta’ strada dirotta su Minneapolis per… malore del secondo pilota, passando cosi’ vicino a Sioux City (e il conte i Sioux se li trovo’ davanti a Little Bighorn…). Arrivando alle 3 di mattina a San Francisco all’hotel Castle Inn, dove al reception e’ chiusa sino alle 7!  E senza il bagaglio di Cesare, smarrito. Che arriva due giorni dopo… da Francoforte! Dalla Germania? Possibile? Cesare controlla nel suo libro che siamo andati a presentare (“Dal Piave al Little Bighorn”, Alessandro Tarantola editore): di Rudio sbarco’ in America spacciandosi per tedesco, visto che era ricercato! Non bastasse, pochi giorni dopo Cesare contatta l’unico discendente del fratello del conte. Abita In Inghilterra a Nottingham, il suo indirizzo: Castle close!!! Ma Cesare ne ha individuate molte altre, di coincidenze

Ma forse, lo spirito del conte ci ha seguito anche in Italia. Pochi giorni dopo il ritorno, dopo una presentazione di Italiani di Frontiera nella sede romana di Oracle, mi sono imbarcato a Fiumicino con Sergio Rossi, nuovo amico di IdF e all’epoca amministratore delegato della società (che ha ospitato Italiani di Frontiera in ben quattro eventi fra Milano e Roma, thanks a Simone Pugiotto, Eva Mengoli e Valentina Falcioni!).

Al controllo bagagli, fanno per due volte il check al mio zaino e mi chiedono se ho un coltellino. No di sicuro, rispondo. Ma dal mio fidato zaino Mary Poppins a 50 tasche,  esce invece il coltellino svizzero che evidentemente era li’ dalle vacanze estive! Resto di sasso: come e’ possibile? Ha appena passato due controlli a New York e uno a San Francisco, dove ti fan togliere scarpe e cintura, e nessuno l’ha visto? Troppo strano. Chiamo subito Cesare, parola chiave “coltello nascosto”. Ci mette 30 secondi a trovare il nesso col conte. Che nelle sue memorie, dice, aveva ironizzato sulla polizia francese che l’aveva arrestato dopo l’attentato a Napoleone III e perquisito, senza riuscire a trovare pero’… il coltello che nascondeva nel doppio fondo della borsa!

Insomma, ci siamo trovati sulla sua tomba, il primo novembre 2010, davanti al Golden Gate in un’incredibile pomeriggio di sole, riflessi via via sempre piu’ dorati ed emozioni che non dimenticheremo mai piu’. Con il console italiano Fabrizio Marcelli, davvero la persona giusta al posto giusto (grazie Fabrizio!), bandiera e corona di fiori, un amico, Phil Pasquini (lui e la moglie Elaine son gli autori del bellissimo slideshow qui sopra), cosi’ matto da aver organizzato tutto molto meglio di quanto si potesse sperare, con programma della cerimonia stampato e portando un amico musicista, il jazzista David Hardiman, che davanti alla tromba, con le note del Silenzio (Taps in inglese) e di Stars and Stripes, ci ha fatto accaponare la pelle.

Un’atmosfera surreale, fuori dal mondo, rievocata in questo post precedente. E alla fine, il rituale col fumo di Cesare, che riappacifica lo spirito del conte patriota con gli indiani che ha combattuto. Due minuti intensissimi, cui partecipiamo io, Nicolo’ Manerbi bravo fotogiornalista a San Francisco e Franco Folini, manager di Novedge e grande amico di IdF, che ha avuto il merito di convincere gli altri amici della Business Association Italy America che valeva la pena di sostenere questa nostra avventura, anche se non riguardava esplicitamente imprese o innovazione hi tech. Grazie ragazzi, sono piu’ che mai convinto che per aprire la strada  a innovazione e modi di pensare il futuro, occorra combattere una battaglia culturale. E magari imbarcarsi in avventure balenghe come questa.

Poche ore dopo la cerimonia, San Francisco esplode di gioia per la vittoria dei Giants, dopo 56 anni, nel campionato di baseball. Sembra che il sindaco Gavin Newsom abbia detto che la squadra vincente e’ quella “Committed, not interested”, coinvolta, impegnata, non interessata.

Parole in sintonia con le imprese del conte, che sfido’ cento volte la morte sempre per una causa comune, mai per interesse personale. E forse anche con la nostra piccola impresa, di venire qui a spese nostre e con una mole di lavoro non indifferente, per celebrare uno sconosciuto che lo meritava.

Il cartello portato sulla tomba dal consolato, col patronato del Presidente della Repubblica, ci fa sentire un po’ pionieri, con questo che e’ stato un prologo delle celebrazioni nel 2011 del 150 anni dell’Unita’ d’Italia. Lo ha capito molto bene Gianluca Corinaldesi, che su Examiner.com ci ha dedicato un bellissimo articolo e un’intervista video. Come avevano fatto il bel portale di giovani italiani a New York, Nuok (grazie ad Alice Avallone)  America Oggi (grazie a Nicolo’ d’Aquino),  LibriBlog.com (grazie ad Antonella Appiano),   Il Giornale addirittura con due articoli, uno di Francesca Ame’ , l’altro online di Enrico Silvestri, oltre al Gazzettino di Belluno (grazie a Gianluca Salvagno!) e Corriere delle Alpi. Un lancio prezioso anche da AdnKronos (grazie Federico Luperi!), che nei prossimi giorni diffondera’ i video dell’evento.

L’avventura a San Francisco ci ha poi portato a presentare il libro in un incontro al Museo Italo Americano (grazie alla direttrice, Paola Bagnatori), poi Cesare ha raccontato alcune storie di italiani fra gli indiani in un suggestivo incontro con i bambini della Piccola Scuola Italiana (grazie a Valentina Imbeni, direttrice della scuola e Top Friend di IdF!)  gioiellino ispirato all’esperienza degli asili di Reggio Emilia.

Al ritorno a Milano, il tempo per Cesare di un’intervista a Radio Popolare (grazie a Silvia Giacomini), per me solo 24 ore prima di salire sul palco del Venture Camp di Mind the Bridge a Milano. Per un incontro con Massimo Sgrelli, amico di IdF che sta per portare a San Francisco l’esperienza del suo consolidato Wave Group. Poi presentazioni de li libro a Milano, Mestre, Belluno…

 

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