A Silicon Valley con Italiani di Frontiera. Diario di viaggio di Luca Vignaga, manager HR

Vecchio amico di Italiani di Frontiera, Luca Vignaga direttore Risorse Umane di Marzotto entra a buon diritto nel nostro gruppo di “fulminati sulla via di Silicon Valley”. Patito di IdF,  dopo infiniti incroci ha partecipato al Silicon Valley Study Tour 2015 con Paolo Marenco, diventando  prezioso partner nella promozione e organizzazione di un Tour in collaborazione con AIDP, Associazione Italiana Direttori Personale, di cui è vicepresidente, realizzato tra agosto e settembre. Non solo ha partecipato al Tour con una carica inesauribile, ha intervistato molti degli speaker, stilando poi a caldo un diario di viaggio, ricco di spunti preziosi non solo per i professionisti delle Risorse Umane come lui. E’ un primo importante passo per Italiani di Frontiera, che d’ora in poi sempre più spesso accoglierà contenuti e contributi di amici di IdF.

Grazie Luca! 

 

 

Italiani di Frontiera Silicon Valley our a SLAC, acceleratore di Stanford, con Enzo Carrone e Alessandro Ratti. Luca Vignaga è il primo a sinistra.

Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour a SLAC, acceleratore di Stanford, con Enzo Carrone e Alessandro Ratti. Luca Vignaga è il primo a sinistra.

di Luca Vignaga

“L’aereo che mi porta da San Francisco a Philadelphia sta a metà del viaggio e il sonno non arriva. È l’occasione giusta per scrivere le prime sensazioni del mio secondo viaggio in Silicon Valley. Nell’Agosto del 2015 avevo deciso di andare a capire che cosa ci fosse di tanto particolare in questa terra arsa, con una storia imparagonabile alla nostra, ma che ha disegnato, fin dagli anni ’30, tutte le più grandi trasformazioni che oggi fanno parte del nostro bagaglio giornaliero. Una terra che già dieci anni fa gli economisti davano per finita, pronta ad essere traslocata in una altra parte del mondo, magari in qualche zona del Far East. E invece questa terra arsa continua a produrre innovazione. Per quale motivo? In quel viaggio mi ero chiesto quanto questo tipo di esperienza fosse utile al mio mestiere di HR e, tornato in Italia, mi ero convinto che potesse avere un senso costruire un percorso in Silicon Valley dedicato a noi HR.

Con Paolo Marenco dell’Associazione La Storia nel Futuro, Roberto Bonzio di Italiani di Frontiera e Jeff Capaccio di SVIEC (Silicon Valley Italian Executive Council), siamo passati dall’idea al progetto. Facile è stato poi trovare in AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) un partner dell’iniziativa, tanto che il progetto e diventato realtà in questi giorni con una pattuglia di undici persone dalle esperienze e obbiettivi più diversi.

img_9919

Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour nel quartier generale di Cohesity a Santa Clara, assieme a Riccardo Di Blasio e al fondatore e CEO, Mohit Aron, figura di spicco della Bay Area.

Pianeta innovazione – La Silicon Valley non ha una storia, ma ha una “sua” storia. Affonda le sue radici nei cercatori d’oro di metà dell’800, nei movimenti beat e della contro cultura americana. Senza considerare questo, come spesso ci ha sottolineato Roberto Bonzio, la nostra impareggiabile guida durante il viaggio, non si può entrare in questo mondo. Oggi è una striscia nel nord della California che concentra gran parte della ricerca e dell’innovazione del pianeta. Una striscia fatta di una montagna di soldi dove i cercatori d’oro del XXI secolo si dannano per trovare start up che devono crescere con un picchi di intensità pari solo all’eccitazione che si prova quando ci si innamora. Una striscia dove l’apice dell’iceberg è fatto da aziende come Apple, Facebook, Uber, Airbnb che stanno sulla bocca di tutti; realtà in grado di confondere un po’ le idee perché se certamente queste aziende stanno cambiando la nostra vita, non sono quelle che la cambieranno in profondità. Le Università di Berkeley e Stanford, parte integrante di questo territorio, con i loro laboratori di ricerca, sono i veri giacimenti dell’innovazione.

Questione di ossigeno – Qui la guerra è all’ultimo sangue, ed è una guerra non tanto di talenti, ma di manodopera. Certo non sono operai quelli che cercano: sono principalmente ingegneri, softwaristi, designer. È una guerra combattuta con salari folli (e conseguente costo della vita), fatta di ambienti di lavoro che vogliono assumere l’atmosfera della propria casa e benefit che arrivano a non stabilire il numero delle ferie che si può prendere durante l’anno. In realtà, quello che è rilevante non lo si vede ad occhio nudo, lo capisci mettendo insieme i vari racconti. Sì perché la differenza in questa densità di competenze è l’ossigeno che permea tutto questo perimetro. Nelle aziende che abbiamo visitato, nei molteplici incontri che abbiamo avuto, capisci che la differenza la fa la voglia di futuro che c’è in questo luogo. Nessuno si preoccupa in quale posto di lavoro sarà domani perché sa che questa paura non deve tenerla con sé. Da qui una spinta all’imprenditorialità individuale e collettiva che non riesci a misurare. Muoversi in questo ecosistema è come entrare in un acceleratore di particelle (la metafora mi viene facile visto che abbiamo visitato lo SLAC, uno dei più grandi acceleratori al mondo) che ti fa vedere come potrebbe essere il futuro: nanotecnologie, realtà virtuale/aumentata, robot/machine learning, alcune delle grandi trasformazioni che oggi stanno diventando applicazioni quotidiane in grado di cambiare la nostra vita in modo radicale.

Italiani di frontiera – Certo, visitare Stanford University, gli Headquarters di Linkedin, Google, Airbnb, e incontrare i colleghi di queste realtà, ti fa comprendere come nella loro people value proposition nulla è lasciato al caso. E’ però negli incontri con Fabrizio Capobianco, inventore di Funambol e ora di Tok.tv, Riccardo di Blasio COO di Cohesity, Marco Palladino ventottenne startupper di Mashape, Flavio Bonomi con la sua Nebbiolo Technologies e Vittorio Viarengo Executive di importanti aziende della Silicon Valley (da VMWare a MobileIron), che capisci come le organizzazioni del futuro potranno riorientarsi. Ho sempre mal sopportato la definizione che ci è stata attribuita di HR Business Partner perché noi o siamo dentro al business o non facciamo il nostro mestiere, quindi non siamo partner di nessuno. Infatti un giro di questo tipo ti porta a fare non solo considerazioni legate agli strumenti HR che usiamo, ma ad essere costruttori del futuro delle nostre aziende.

Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour davanti allo studio Carr & Farrell con Jeff Capaccio (primo a destra in prima fila) fondatore di SVIEC.

Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour davanti allo studio Carr & Farrell con Jeff Capaccio (primo a destra in prima fila) fondatore di SVIEC.

Flashback – Philadelphia è annunciata, per poi ripartire destinazione Venezia; devo chiudere il tavolino. Il tempo per una prima razionalizzazione di questo primo “Italiani di Frontiera Silicon Valley HR tour”, per il momento è finito; in un flashback mi arrivano tutte assieme le immagini di questa intensa settimana che non ci ha lasciato respiro tra meeting, ma anche momenti serali altrettanto interessanti e, in questo caso, divertenti. Come al solito quando vivi così ad alta quota i tuoi compagni di viaggio sono fondamentali per dare tridimensionalità ad una esperienza di questo tipo, per provare a sintetizzare – anche in senso critico – cosa può essere trasferibile nelle nostre realtà e per capire come prepararsi a questa rivoluzione che non è solo tecnologica”.

 

Qui sotto le videointerviste di Luca ad alcuni degli speaker dell’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour realizzato in collaborazione con AIDP: con Riccardo Di Blasio (Cohesity), Fabrizio Capobianco (Funambol e Tok.tv), Flavio Bonomi (Nebbiolo Technologies), Vittorio Viarengo (già a VMWare e MobileiIron), Marco Palladino (Mashape).