Silicon Valley oggi e noi italiani. Una riflessione, dopo il 22° SV Tour

 

Un piacere aver contribuito all’ultimo numero della rivista SenzaFiltro curata dall’associazione FiordiRisorse, con una mia personale riflessione su Silicon Valley oggi e noi italiani, di ritorno lo scorso febbraio dal 22° Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour con un folto gruppo di professionisti di Confindustria Romagna.

Ecco l’articolo.

Ma resiste ancora oggi, per uno stuolo di potenziali selezionati emigranti dell’innovazione,
il fascino di quella che a lungo abbiamo considerato fucina del nostro futuro e oggi ha
fama di aver partorito molti dei problemi del nostro presente?


Silicon Valley non è un luogo ma uno stato della mente!
Quel mantra l’ho sentito infinite volte, da quando nel 2008 decisi di trasferirmi con tutta la
famiglia per sei mesi a Palo Alto, incontrando e intervistando decine di connazionali che lì
stavano facendo carriera, alcuni dei quali sono oggi tra i miei migliori amici, tornandoci poi
una ventina di volte guidando gruppi di professionisti in cerca d’ispirazione fra connazionali
d’eccellenza, con l’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour.
E’ passato davvero tanto tempo, e se il mondo cambia rapidamente, la Valle del Silicio
conosce accelerazioni ancor più brutali. Eppure, credo che pure i tanti italiani che oggi
continuano a sbarcare a San Francisco con un progetto e un sogno, ne restino incantati.
Anche se non sono in molti a restarci a lungo.
Perchè il primo impatto con quel pezzo di California resta sconvolgente. Nello scoprire che
può dunque esistere un mondo in cui le idee galoppano, meglio se sono un po’ folli, dove
se sei giovane o giovanissimo ti stanno incredibilmente ad ascoltare con ancora più
attenzione, dove è possibile a volte incrociare, magari per caso, personaggi che
s’immaginavano inarrivabili. E pure loro, sei hai qualcosa di interessante da dire, ti stanno
ad ascoltare. Dove i rapporti sono estremamente informali, amichevoli e rapidi, i soldi non
si regalano ma per chi è davvero bravo, con una buona squadra, l’impossibile sembra a
portata di mano, anche se si corre con i migliori, che continuano ad arrivare lì da tutto il
mondo.


Per chi riesce a metter radici almeno per un po’, e non si accontenta della superficie,
sfumano rapidamente molte tonalità di quel quadro idilliaco, che si fa complesso.
Scoprendo che coltivare network e amicizie giuste conta molto più che essere geniali nerd
con in tasca un’idea rivoluzionaria, che quel fiume di milioni di dollari che pare inesauribile
dei venture capital ha miracolato in passato innumerevoli progetti patacca, trascurando
alcuni importanti innovatori. E che il significato che attribuiamo noi al concetto di “rapporti
amichevoli e informali” non abita da queste parti, dove velocità e assenza di formalismi
hanno un valore economico non affettivo: rapidi, che dobbiamo pensare al business.
Quello “stato della mente” esiste eccome, e abbiamo parecchio da imparare, liberandoci di
stereotipi e cattive abitudini diffusi nel Belpaese, che lì possono letalmente pregiudicare la
propria reputazione. Come arrivare in ritardo a un appuntamento, non rispondere
tempestivamente ai messaggi, non esprimere gratitudine a chi ti ha creato un contatto
prezioso. Serve un pizzico di umiltà ma senza complessi di inferiorità, visto che nel
frattempo, bazzicando la Valle s’impara pure che a quel mondo, come italiani, abbiamo
pure parecchio da insegnare: nel risolvere problemi inediti uscendo dagli schemi, nel
combinare con creatività competenze diverse fra tecnologie, scienza e cultura umanistica,
nel far tesoro anche di un pizzico di scetticismo nel guardare al mondo.

Nella sede di LinkedIn a San Francisco con l’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour per Confindustria Romagna, febbraio 2025


Questo valeva ieri come oggi, che la stella di Silicon Valley brilla ma è offuscata da un
pezzo da ombre inquietanti. Da anni è ormai scontato che la “Mecca dell’Innovazione” ha
pure generato mostruose contraddizioni che oggi ci affliggono, a cominciare da uno
spaventoso accentramento in poche aziende, in pochissime mani, di un potere immenso,
una ricchezza smisurata frutto del controllo del tesoro oggi forse più prezioso: i dati. E quel
tesoro può garantire a chi lo possiede un potere che va oltre la ricchezza economica, visto
che la manipolazione di quei dati assicura potere sociale e politico, prestigio, consenso
capace di determinare il corso della storia, facendo apparire le procedure democratiche
sempre più obsolete.

Ma com’è cambiato il flusso di italiani che sbarcano ogni anno a San Francisco e nella Bay
Area, molti per una full immersioni intensa anche se di breve durata?
Un osservatorio aggiornato è quello di Innovit, spazio per l’innovazione e la cultura italiana
che a San Francisco in una bella sede ospita da metà 2022 ICE (Italian Trade Agency,
l’Istituto per il commercio estero) Istituto Italiano di Cultura ed Il centro di Innovazione
Italiano  con  l’obiettivo di essere solo il primo di analoghi centri da aprire in mezzo mondo
e creare un ponte tra l’Italia e la Silicon Valley.
   
Questo flusso, che è sempre più intenso, all’inizio interessava prevalentemente il
mondo delle startup e delle piccole medie imprese innovative, ora invece pure le grandi
aziende sono interessate non solo ad aprire un proprio outpost qui, come Italgas, che
l’ufficio l’ha proprio in Innovit  ma pure a portare propri manager a ispirarsi,  confrontarsi
con esperti di Intelligenza Artificiale o incontrare partner delle loro aziende
”, dice
Francesca Buonanno,  Chief Project Manager di Innovit e capo Innovazione di Fondazione
Brodolini
, che ha vinto insieme ad Entopan Innovation la gara per aprire e gestire il centro
a San Francisco.
A far tesoro di quel che Silicon Valley può insegnare oggi sono pure le pubbliche
amministrazioni, che grazie al supporto  di Consolato e ministero degli Esteri hanno una
presenza continua, come Toscana ed Emilia Romagna, prima Regione ad aprire qui ad
Innovit un proprio ufficio, come Basilicata, Lazio e Sardegna, intenzionate a ispirare i loro
dirigenti e favorire lo sbarco delle proprie startup con una visione che comincia ad essere
più di sistema: non solo il singolo startupper per conto proprio ma una collaborazione con
la pubblica amministrazione e soggetti che fanno ricerca e innovazione, in Università e
parchi tecnologici
“. 
Ma nessuno più si illude che star due settimane a Silicon Valley e tornare a casa con idee
e contatti preziosi sia sufficiente, dice Buonanno.
C’è la consapevolezza che sia importante allinearsi al linguaggio e al modo di pensare di
Silicon Valley, dove per crescere davvero occorre avere una presenza continuativa, anche
se non è necessario trasferire qui tutta la squadra, che può benissimo continuare a
sviluppare una tecnologia mantenendo la presenza in Italia e avere qui finanza e
marketing come holding
”.
Questa presenza continuativa sarebbe preziosa pure per manager di grandi aziende e
dirigenti della pubblica amministrazione ma ovviamente è molto difficile che queste figure
possano fermarsi a lungo. Così dall’Italia a mettere le radici a Silicon Valley sono quasi
solo alcuni investitori e poche decine di startupper, oltre ad alcuni brillanti ricercatori o
docenti di prestigio che hanno ricevuto incarichi in prestigiose Università.
Chi arriva oggi con ricordi della Bay Area di pochi anni fa, trova un quadro profondamente
cambiato. Come in altri campi, a cominciare dallo smart working, il Covid è stato brutale
acceleratore per processi già in corso, che in questa fetta di California di enormi
contraddizioni ha significato rapido esodo per molti da un’area in cui il costo della vita è
insostenibile per chi non gode delle ricchezze e dei privilegi di Silicon Valley. San
Francisco, che due anni fa appariva svuotata, dalla, fine del 2023 ha iniziato a riprendersi,
come presenze e come attività, forte pure di un hype che ancora una volta l’ha resa centro
del mondo: l’Intelligenza Artificiale.
Il ruolo primario dei magnati di Silicon Valley, Elon Musk in testa, sul futuro degli Usa e non
solo, in un Paese che sembra scivolare verso una tecnocrazia illiberale, le ripercussioni che la stretta micidiale all’immigrazione promessa dal presidente Donald Trump potrà avere sui visti concessi a talenti in arrivo da tutto il mondo, di cui la Valle ha bisogno come dell’aria, apre a diverse incognite.
Mia personale riflessione su questo angolo di mondo, forse troppo santificato ieri e
demonizzato oggi: non era il Paradiso, non è l’Inferno. E’ un luogo di talento, innovazione,
sperimentazioni e contraddizioni, che con tutti i suoi difetti resta unico, per la capacità di
attrarre molti dei migliori cervelli del pianeta.

In tempi in cui la rivoluzione tecnologica sconvolge le nostre vite, apre scenari sempre
nuovi e fa apparire drammaticamente più efficienti dittature e regimi autoritari
nell’affrontare i cambiamenti di fronte ai quali le le democrazie arrancano… beh non
dimentichiamo che questa forza attrattiva di Silicon Valley si regge sulla libertà: di ricerca,
di sperimentazione, attorno a due pilastri come le Università di Stanford e Berkeley, di movimento delle persone e dei capitali. Libertà che nessuna dittatura può tollerare. Valori fondanti della nostra acciaccata democrazia occidentale, che dovremmo per questo difendere con i denti. Assieme all’imperfetta Silicon Valley.