Dal Piave al Little Bighorn: 180 anni fa nasceva Carlo Camillo di Rudio, “Forrest Gump dell’800”

Un patriota che ha attraversato l’Ottocento passando per avventure incredibili, rischiando cento volte la vita per i suoi ideali. Per gli amici di IdF è una figura nota, forse il personaggio simbolo di questo progetto.

Oggi 26 agosto 2012 val la pena di ricordarlo ancora una volta, perchè Carlo Camillo di Rudio, morto a Pasadena il primo novembre 1910 e sepolto nel cimitero militare del Presidio a San Francisco era nato proprio 180 anni fa, il 26 agosto 1832 a Belluno.

Milano, marzo 1848: le Cinque Giornate. Il rampollo quindicenne di una nobile famiglia veneta getta la divisa di cadetto austriaco e passa con i patrioti. E’ l’inizio di una vita che sarà tutta un’avventura. Cacciatore delle Alpi a Venezia, garibaldino a Roma. Poi fuggitivo, ricercato dalla polizia austriaca. Espatriato a Parigi partecipa al fallito attentato a Napoleone III. Evitando in extremis la ghigliottina ma finendo all’ergastolo alla Cayenna. Da dove riuscirà ad evadere. Impedito a tornare in patria per la sua fede repubblicana, emigra negli Stati Uniti, per partecipare alla guerra di Secessione, ed entrare poi nel Settimo Cavalleggeri di Custer… per combattere a Little Bighorn e salvarsi!

Domenica 26 agosto 2012, 180° anniversario della nascita di di Rudio, lo ricorderò legando ad un pino in Virginia o nel Maryland due nastri rossi e blu, colori simbolo del 7° Cavalleggeri ma anche dei guerrieri Sioux e Cheyenne. Assieme ai nastri, un foglietto con le parole con cui lui che rischiò la vita mille volte per i suoi ideali, stigmatizzò la natura corrotta del potere istituzionale, sia secolare che religioso: la sua denuncia contro  “i ladroni che trafficarono la Patria, l’umanità, il Cristo””. Così in una mail da Washington l’altro giorno Cesare Marino, Top Friend di IdF, antropologo dello Smithsonian Institution, fra i massimi esperti di nativi americani e autore della biografia di di Rudio “Dal Piave al Little Bighorn” (Alessandro Tarantola Editore, io ho firmato l’introduzione) ha ricordato il personaggio di cui è stato lo scopritore con un lavoro durato anni, per ricostruirne l’incredibile esistenza.

Il primo novembre 2010, con Cesare ed un gruppo di straordinari amici fra cui  Elaine e Phil Pasquini, Franco Folini, Nicolò Minerbi e Fabrizio Marcelli, all’epoca Console Generale d’Italia a San Francisco, eravamo sulla tomba del conte nel cimitero del Presidio, per rendergli omaggio nel centenario della morte, con una cerimonia che ha avuto il patrocinio della Presidenza della Repubblica, una giornata di incredibili emozioni e coincidenze.

A di Rudio è dedicato un intero capitolo di Italiani di Frontiera.

Anch’io per l’occasione ho esposto i nastrini rossi e blu, assieme al cappello dei Cavalleggeri. Auguri, conte.