Francesco Lacapra, da Olivetti e Università al fare impresa a Silicon Valley
I razzi caserecci che creava da ragazzino li considera un presagio. La vocazione per scienza e tecnologia l’ha espressa all’Olivetti e insegnando all’Universita’ a Milano, prima di scegliere di fre impresa a Silicon Valley.
Cosi’ si racconta Francesco Lacapra, oggi alla vigilia di un’altra sfida con il lancio di nuovi prodotti MaxiScale, a fianco di Gianluca Rattazzi.
UN PRESAGIO QUEI RAZZI DA BAMBINI -Scienza e tecnologia mi hanno sempre interessato moltissimo. Da ragazzini si leggeva Scientific American e ci si appassionava alle soluzioni ingegnose. Sono nato a Potenza in Lucania e in una piccola citta’ si godono delle liberta’ che in citta’ grandi non hai. Ricordo che nella casa di campagna costruivamo razzi con gli amici, sempre piu’ complessi. Ad un certo punto capimmo che quei tubi metallici con reazioni chimiche potevano diventare pericolosi. E cosi’ per la prima volta al posto del solito innesco a miccia ne realizzammo uno che si accendeva a distanza, mediante pulsantiera. Fu il culmine della nostra esperienza tecnologica. Forse un presagio…
NEGLI USA DA LICEALE – Devo moltissimo ai miei genitori, all’esempio di serieta’ e integrita’ con le quali mio padre e mia madre affrontavano tutto. E al fatto che mi hanno sempre lasciato libero di scegliere. Come quando a 16 anni ho deciso di venire per un anno negli Usa come liceale nell’ambito di un programma di scambi studenteschi. Gia’ dall’inizio del ginnasio non ho mai avuto dubbi che mi sarei laureato in ingegneria elettronica. L”ho fatto all’Universita’ di Roma, uscendo nel 1973 con il premio Mose’ Ascoli di miglior laureato dell’anno. Avevo avuto offerte dall’Universita’ ma volevo fare qualcosa di pratico. Cosi’ho vinto il concorso all’Enel entrando nel loro centro di ricerca, diretto dal professor Giorgio Quazza del Politecnico di Milano.
Poi visto che sapevo bene l’inglese partecipai al concorso per una borsa di studio Fulbright per andare a Berkeley, dove ho conseguito il Master degree in Computer Science. Fu un’esperienza che mi apri’ orizzonti incredibili, a contatto con persone eccezionali, tra i docenti ma anche tra gli studenti. Uno stimolo straordinario, dal confronto con nuove idee che fanno venire nuove idee anche a te… col Master tornai in Italia al centro di ricerca per un altro anno.
L’ ESPERIENZA OLIVETTI – Poi nel 1981 passai a Olivetti che mi mando’ di nuovo qui negli Usa per lavorare ad un nuovo sistema operativo, Progetto Linea Uno, dove ritrovai Gianluca Rattazzi, conosciuto Berkeley, col quale abbiamo fondato MaxiScale. Olivetti cominciava a capire che era il caso di muoversi verso sistemi operativi standard piu’ che fatti in casa. Era il momento di grande crescita di Unix, noi ne sviluppammo una versione nostra. Nel frattempo, insegnavo informatica alla Statale a Milano, un’esperienza straordinaria, fu un’enorme fortuna disporre di un patrimonio umano eccezionale. a contatto con ragazzi estremamente plasmabili, e interessati a capire e voler fare cose interessanti.
Tra loro Giamma Clerici, venuto anche lui nella Bay Area, Franco Renne, oggi amministratore delegato ICTeam di Bergamo, uno dei piu’ dotati. Facemmo cose al di fuori del comune, lavorando nelle stesse aree in cui mi muovevo al centro sviluppo Olivetti. In un certo senso, creammo un’atmosfera a Silicon Valley: meno distanze tra studenti e docenti, come avviene nelle universita’ Usa, possibilita’ di integrare lo studio con progetti imprenditoriali. Mentre altri realizzavano sistemi simili quasi fatti con lo stampino, il nostro a Olivetti aveva funzionalita’ e prestazioni uniche, era all’avanguardia. Il gruppo crebbe da 4 a oltre 60 persone e Unix divento’ un prodotto fondamentale di Olivetti. Ma dopo che At&T e Sun ne crearono una versione comune, ci furono poche possibilita’ di continuare a svilupparne uno “made in Ivrea. Aprii cosi’ una mia societa’ di consulenza su Milano. Lavoro interessante ma sempre piu’ su applicazioni che su sistemi complessi, che e’ quel che piu’ mi piaceva. In piu’ grazie all’universita’ potevo mantenere il rapporto con gli studenti.
DIECI ANNI FA A SILICON VALLEY – Ma le cose cambiavano, l’impressione era che ci fossero sempre meno spazi per attivita’ tecnologicamente significative. Per trovarli, sono giunto alla conclusione che sarei dovuto venire a Silicon Valley. Abbiamo caricato un container e siamo arrivati qui nel giugno 1998. Avrei dovuto farlo prima. Non sono amante di grandi aziende, Gianluca Rattazzi partiva con un nuovo prodotto per piccoli uffici e la casa, concetto molto interessante, di file server a basso costo, anche con Luciano Dalle Ore. Meridian Data poi acquisita da Quantum. (Si chiama Snap Appliances). Dopo un breve periodo con una societa’ che faceva switch per comunicazioni, che non mi piaceva, ho seguito Gianluca in BlueArc. Dove ho progettato cluster di file system, connessioni di macchine multiple.
Poi con Luciano Dalle Ore nel 2003 sono passato a Z-Force (divenuta poi Attune Systems), dove ho progettato una nuova architettura di prodottio per una sorta di aggregatore di file server, come un cluster senza cluster. Intanto Gianluca ha aveva colto l’opportunità di un prodotto basato su una infrastruttura di storage (inteso come sistema per la memorizzazione dati) capace di crescere a dismisura. Cei sono delle aziende i cui requisiti necessari per un efficace piattaforma storage sono diversei da quelli tradizionali dei sistemi informatici di grandi aziende. Sono le aziende di social networking, che hanno bisogno di spazi enormi. E quando si ha a che fare con un universo di clienti, sono necessari sistemi di storage capaci di crescere con le esigenze, senza essere limitati dai confini di un singolo computer. Cosi’, mi sono messo a progettare un sistema che realizza una “federazione” di computer distinti, facendoli apparire come un tutt’uno. Quando qualcuno ha bisogno di piu’ spazio, non deve far altro che aggiungere un computer della stessa classe e il nostro software fa il resto. Questa e’ l’ idea di MaxiScale, partita nel marzo 2007: un progetto Che mi entusiasma piu’ di tutto quello che ho fatto sinora. Usciremo a breve, con una soluzione molto innovativa e per soddisfare una serie di esigenze che nessun altro copre. La richiesta c’e’ e ci sono buone possibilita’che l’idea funzioni anche sul piano commerciale
ITALIANI E SISTEMA SILICON VALLEY – Quello che i ha sempre attratto di quest’ area e’ l’incredibile fertilita’ dell’ “humus tecnologico”: c’e’ una tale massa critica di persone competenti in tanti settori diversi ma affini e adiacenti da permettere di creare dei sistemi complessi che altrove sarebbe difficile riuscire a mettere assieme. Semplicemente perche’ le risorse, soprattutto le risorse umane, che poi sono il vero tesoro di un azienda, difficilmente si riescono a trovare altrove. Ovviamente gioca anche molto il fatto di avere importanti Universita’ come Berkeley e Stanford a due passi, il che facilita la comunicazione e crea forme di disseminazione e di interazione che permette di fare molto di piu’ del normale. Da parte degli italiani che vengono da queste parti solo per lavorare per un periodo di tempo limitato, una delle cose che si sentono dire piu di frequente e’ naturalmente che il livello di innovazione e di creativita’ degli italiani e’ molto superiore di quello che normalmente si riesce a trovare da queste parti. Non e’ del tutto vero pero’. C’e’ soprattutto un aspetto che viene spesso dimenticato e cioe’ che qui tutto viene organizzato in maniera veramente seria e sistematica, cosa che in Italia e’ piu’ difficile, per una serie di problemi. Ma il fatto fondamentale e’ che alla fine si crea una sinergia tra le componenti del gruppo di lavoro tale che il risultato e’ talmente superiore a quello che gli individui da soli sarebbero in grado di realizzare, che spesso il fatto che ci sia della creativita’ italiana puo’ passare quasi in secondo ordine. Naturalmente, se uno puo’ avvalersi della nostra creativita’ sfruttando l’organizzazione che c’e qui, riesce di fatto ad ottenere risultati che sono assolutamente incredibili. Negli Usa in genere ma in particolare qui a Silicon Valley, tutta una serie di pastoie burocratiche, problemi, difficolta’ che in Italia si riscontrano nel mettere insieme qualsiasi cosa sia appena appena complesso e possa avere contatti con la sfera pubblica, di fatto non esistono. Come diceva un mio amico, la burocrazia in realta’ e’ uguale dappertutto. Il bello degli Usa e’ che soprattutto con la burocrazia governativa si ha a che fare soltanto sporadicamente.
Molto interessante la storia di Francesco e Roberto, credo proprio che Maxiscale, che da quanto capisco ha nello sviluppo del Social Networking il suo mercato, sarà una delle visite del Silicon ValleyStudytOur 2009…mi piacerebbe anche invitare Lacapra nel nostro http://www.siliconvalleystudytour.com ( dove è già Gianluca Rattazzi)rivolto ai giovani universitari italiani che mi pare abbia a cuore!