Nazzareno Cannella, dottorato con ricerca d’avanguardia a Stanford
Dalle Marche a Stanford, per un dottorato in Farmacologia, nello studio dei meccanismi di ricaduta nelle tossicodipendenze, adottando una tecnica nuovissima.
Nazzareno Cannella, biologo, e’ tra i piu’ giovani degli “Italiani di Frontiera” incontrati sinora. Lavora in un gruppo internazionale a Stanford e spera in futuro di fare il ricercatore.
TECNICA INNOVATIVA – Qui a Stanford stiamo lavorando con una tecnica nuovissima che potrebbe in futuro permettere di realizzare cure mirate nella tossicodipendenza. Vengo da Montegranaro (Fermo), cuore della zona calzaturiera marchigiana, e sto facendo un dottorato in Scienze del Farmaco della durata di 3 anni. Ho iniziato a fare ricerca alla Radboud University di Nimega in Olanda, con una tesi di laurea su uno dei neurotrasmettitori legati alla risposta allo stress, con la quale mi sono laureato in Biologia all’Universita’ di Camerino. Dopo altri tre mesi di ricerca come volontario ho vinto il concorso per dottorato all’Universitá di Camerino, che mi ha fornito in seguito questo contatto a Stanford. Mi piacerebbe fare il ricercatore e mi piace conoscere i paesi vivendoci, più che visitarli come turista.
SVOLTA PER LO STUDIO DELLE TOSSICODIPENDENZE – Nel laboratorio dove lavoro qui a Stanford sono biologi molecolari e stanno introducendo studi comportamentali, nei quali hanno applicato la nuovissima “tecnica optogenetica”. Che volevano testarla proprio sulla tossicodipendenza, di cui studio nel mio dottorato i meccanismi neurobiologici.
Mi occupo principalmente dei “meccanismi di ricaduta”, quelli cioe’ che inducono l’ex tossicodipendente a ricadere nel comportamento di ricerca e consumo della sostanza d’abuso (nicotina, alcol, cocaina ecc.) dopo prolungati periodi d’astinenza. Con le tecniche a disposizione finora era possible analizzare il ruolo di un sistema di neurotrasmettitori stimolandolo o inibendolo con somministrazioni di alcune sostanze. La novita’ rappresentata dalla tecnica optogenetica consiste nel poter indurre o inibire il rilascio endogeno del neurotrasmettitore in esame modulando l’attivita’ della popolazione cellulare che lo esprime.
Grazie a tecniche di biologia molecolare (gene targeting) e’ possibile cioe’ inserire un gene batterico nel corredo genetico di una popolazione di cellule neuronali rendendole sensibili alla luce. Questo permette di far rilasciare loro il neurotrasmettitore che vogliamo studiare illuminandole, senza bisogno di iniettare sostanze esterne.
Applicando questa tecnica su modelli animali di sviluppo della tossicodipendenza, di astinenza e di ricaduta, e’ possibile studiare in maniera estremamente raffinata e particolareggiata il ruolo svolto nella biologia delle tossicodipendenze.
In prospettiva, questa tecnica potra’ contribuire a definire un quadro estremamente particolareggiato dei circuiti cerebrali coinvolti nei vari aspetti della tossicodipendenza, permettendo diagnosi accurate e lo sviluppo di cure mirate.
ARRIVARE A STANFORD – Avevo chiesto di fare esperienza all’estero, possibilmente negli Usa, come previsto dal programma di dottorato, perche’ sono convinto che un’esperienza internazionale e per quanto possibile multidisciplinare sia essenziale per fare della ricerca di qualitá. Sono qui da ottobre, per venire ho dovuto fornire oltre al curriculum garanzie economiche. Per ottenere il visto J 1 da ricercatore, devi garantire di poter disporre di un reddito di 30mila dollari per i 12 mesi. Grazie al cambio favorevole, ad una borsa di studio come dottorando (all’estero aumenta della meta’) ed ai 500 dollari al mese dati da Stanford, ce l’ho fatta. Ma ho dovuto anche dimostrare di essere interessato a rientrare in Italia.
LAVORO D’EQUIPE E STILE DI VITA – La burocrazia Usa richiede una marea di carte. Ma quando qui ti rivolgi ad un ufficio, generalmente il funzionario sa fare il suo lavoro e ti evita di impazzire dietro alle scartoffie. Solo in un caso mi e’ capitato di essere rimbalzato tra due uffici senza riuscire scoprire quale fosse competente. Dal punto di vista scientifico sono stato fortunato. Sono qui perche’ vengo da un gruppo di Camerino che e’ riconosciuto a livello internazionale. Sono in una delle prime Universita’ del mondo, lavoro con una tecnica all’avanguardia e mi trovo benissimo. Il mio gruppo comprende un PI (professore, Principal Investigator) che e’ spagnolo, un post dottorato belga e altri due dottorandi americani. Oltre a una segretaria. E’ un gruppo ancora in crescita. Mi era stato detto che negli Usa si favoriva la concorrenza all’interno del gruppo, da noi invece viene stimolata la collaborazione. E la situazione ambientale e’ eccellente. Si lavora con grande entusiasmo e non sono l’unico a sacrificare alla ricerca anche molti sabati e domeniche… cosi’ passo poco tempo fuori dal laboratorio.
SEMBRA CONTARE SOLO IL LAVORO – Ma c’e’ un rovescio della medaglia. Che fuori non mi pare di vedere altri interessi oltre al lavoro. Sembra che siano tutti concentrati sulla ricchezza e la carriera, la gente e’ molto gentile ma sempre indaffarata e va sempre di fretta, e magari se parlano di liberta’, e’ la liberta’di scegliersi la marca del frigorifero… Sono qui da poco, quest’immagine degli Usa come di una grossa scatola, lucente, tecnicamente perfetta ma dentro vuota e’ solo un’impressione. Magari e’ sbagliata. Ma se fosse giusta, certo io non mi ci riconosco. Lavorare per la scienza e’ bello. Ma ci sono anche altre cose nella vita.
Nazzareno, le cose che dici sono quelle che motivano molti a voler tornare, anche se penso che un esperienza di ricerca lì dia molto a un giovane e gli apra molte strade…meglio avere un’ampia scelta!
Caro Paolo, penso tu ti riferisca all’ultimo commento da me rilasciato rispetto all’impressione che ho dell’america. Ti ringrazio del commento e ne approfitto per ampliare il concetto. Ad esser sincero, come gli americani vivono mi interessa solo a livello di curiosita’. Per quanto mi riguarda possono vivere nella loro terra e nella loro societa’ nella maniera che ritengono piu’ opportuna. Ritengo essenziale questa esperienza poiche’ sta potenziando il mio CV, spero nei prossimi anni di visitare altri laboratori all’avanguardia nella ricerca per potenziarlo ulteriormente. Quando mi saro’ fatto le ossa in giro per il mondo pero’ mi piacerebbe tornare e stabilirmi in Italia che, per quanto sgangherata, e’ pur sempre casa mia!
Nazzareno
gira che ti rigira su internet…chi ti vedo nazzareno, have a good time:)
Scusami Nazzareno vorrei gentilmente un info; sei stato uno dei protagonisti dello spettacolo teatrale MEDEA la straniera, prodotta dal Ruvidoteatro con il regista Fabio Bonso o il ragazzo che ha partecipato ed ha il tuo stesso nome e cognome, come si vedeva nella locandina, è un tuo omonimo?