Quando Andy Grove leggenda Intel profetizzò: “Sarai un fallito” a Federico Faggin, padre del microchip… e la moglie Elvia gli rese giustizia

Andy Grove sulla copertina di Time, Uomo dell'Anno 1997

Andy Grove sulla copertina di Time, Uomo dell’Anno 1997

Ungherese classe 1936, cresciuto nella Budapest occupata dai nazisti, era emigrato negli USA per diventare una delle più importanti personalità di Silicon Valley. Andrew “Andy” Grove, ma il suo vero nome era  Andrés Graf, è morto lunedì 21 marzo 2016 all’età di 79 anni dopo una lunga battaglia con il cancro e il morbo di Parkinson.

Come ricorda in un profilo a lui dedicato Forbes, , in 37 anni di carriera a Intel (presidente dal 1979, CEO dal 1987 al 1998 ma ancora presidente fino al 2005) Grove è stato negli anni Ottanta  il personaggio chiave che ha trasformato Intel da azienda di chip di memoria a produttrice di microprocessori, con un fatturato passato da 1,9 a 26 miliardi di dollari, dominando il mercato dei personal computer assieme a Microsoft. Grove era considerato un’icona a Silicon Valley e a lui, dice ancora Forbes, si sarebbe rivolto Steve Jobs per chieder consiglio nel 1997 quando dovette decidere se tornare nella Apple che aveva fondato ma dalla quale era stato cacciato.

Ma Grove fu anche il manager che prese molto male la decisione di uno dei suoi ingegneri più brillanti di lasciare nel 1974 Intel, profetizzandogli un futuro fallimentare…

Cosa farai se te ne andrai da Intel?… Non lascerai nulla in eredità ai tuoi figli. Fallirai. Fallirai in ogni cosa che farai“. L’ingegnere che non si fece convincere a restare si chiama Federico Faggin, vicentino classe 1941, riconosciuto come uno dei padri del microchip, che allora dirigeva un gruppo di un’ottantina di persone, più della metà del settore Ricerca e Sviluppo di Intel ma che era intenzionato a lanciare una propria azienda, dopo aver realizzato nel 1971 per Intel il primo microprocessore al mondo: il 4004, sul quale era stampata la sua sigla, “FF”. Un’invenzione che nel 2010 gli è valsa il prestigioso riconoscimento premio consegnato da Barack Obama, la National Medal of Technology and Innovation.

Federico Faggin premiato nel 2010 dal presidente Barack Obama con National Medal of Technology and Innovationl assieme a Ted Hoff e Stanley Mazor

Federico Faggin premiato nel 2010 dal presidente Barack Obama con la National Medal of Technology and Innovation per l’invenzione del microchip assieme a Ted Hoff e Stanley Mazor

Forse la ricostruzione di  quello sfogo proposta da Tim Jackson in Inside Intel, Andy Grove and the Rise of the World’s Most Powerful Chip Company  è un po’ romanzata. Ma il diretto interessato ha confermato il tono di quel confronto.

Andy Grove non mi sopportava. Non credeva all’idea del microprocessore e quando fu evidente che era un successo temeva gli facessi ombra. Fu molto duro con me, mi minacciò. E così sono uscito da lì e mi sono fatto la mia azienda, Zilog“, ha ricordato Faggin in un’intervista lo scorso anno di Riccardo Luna su Repubblica, in occasione di una puntata di RNext, “The Innovation Game” su Repubblica TV, cui ho avuto l’onore di partecipare come ospite al suo fianco.

Il mio capo e Andy Grove non erano convinti affatto che quello era un progetto che valeva la pena di esser fatto, era un progetto per un cliente giapponese. Sono stato io che ho forzato la mano con il management Intel  perchè lo mettessero sul mercato generale, loro pensavano andasse bene solo per chi faceva calcolatrici da tavolo. Io ho detto no, non avevano capito e io ho insistito: questo è stato il lancio del microprocessore“.

Faggin ha ricordato che Intel all’epoca era una ditta di memorie, che considerava solo  un dispositivo che permetteva di vendere più memorie il microprocessore, al quale lui invece aveva deciso di dedicare interamente la sua prima ditta, visto che ne vedeva il futuro…

Mi hanno fatto capire che mi avrebbero cancellato dalla storia. C’è voluto molto sforzo e devo ringraziare mia moglie Elvia…“, ha ricordato Faggin. Perchè merito di Elvia, che diventata giornalista si era poi dedicata alle pubbliche relazioni per le aziende del marito, è stato quello di aver raccolto interviste e una documentazione corposa, dimostratasi fondamentale, quando Intel a più riprese tentò di cancellare o sminuire il ruolo cruciale che Faggin aveva svolto per un’invenzione pietra miliare dell’industria hi tech.

Un vero e proprio “tentativo di riscrivere la storia” del microchip, facendo sparire il nome di Faggin dalle comunicazioni interne e dalle dichiarazioni esterne. Sino ad arrivare ad allestire una mostra interna rievocativa in cui all’inizio Faggin non compariva nemmeno, e che definiva inventore del microchip Ted Hoff, il cui ruolo venne ridimensionato soltanto dopo le azioni intraprese da Faggin. Hoff venne allora “declassato” da inventore ad autore dell’architettura  del microprocessore 4004. Ma la foto di Faggin nel museo venne sostituita con un’immagine in cui compariva più anziano, con una didascalia nascosta da una calcolatrice, con a fianco un’immagine molto più grande di Hoff. E se Intel dovette a malincuore rivedere il ruolo di Faggin, come ricorda Angelo Gallippi in “Federico Faggin. Il padre del microprocessore” (2011, Tecniche Nuove), fu grazie ai documenti raccolti da Elvia, che negli anni svolse pure un incessante lavoro di “controinformazione” scrivendo sistematicamente  a riviste specializzate negli USA e in Italia per far correggere omissioni e versioni di comodo che il colosso USA aveva interesse a diffondere su una pagina storica per l’informatica e l’innovazione di cui il marito era stato protagonista.

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L’immagine di Federico Faggin nella mostra Intel, con la didascalia coperta da una calcolatrice e a fianco di una gigantografia di Hoff. (da “Federico Faggin. IL padre del microchip”, di Angelo Gallippi, Tecniche Nuove).

Qui sotto l’intervista integrale di Riccardo Luna a Faggin (con una mia osservazione sul ponte fra Italia e Silicon Valley, 27’50”, che ha dato spunto a Faggin per spiegare come il successo rapidissimo della Cina sia dovuto al contributo di quasi un milione di scienziati e manager che avevano studiato e lavorato all’estero, ai quali sono stati fatti ponti d’oro per farli tornare).

 

Nessuno come Federico Faggin  con le sue profonde osservazioni  sugli ostacoli culturali che frenano talento e innovazione in patria ha contribuito a orientare Italiani di Frontiera come percorso di viaggio di andata e ritorno a Silicon Valley che indaga su potenziale e barriere da abbattere in Italia. Per questo è stato un piacere e un onore posare con lui ed Elvia a Roma, con una copia del mio libro, di cui è fra i protagonisti, e una riproduzione del “suo” microprocessore, realizzato con una stampante 3D.

Con Federico ed Elvia Faggin a RNext, a Roma maggio 2015

 

AGGIORNAMENTO

Questo articolo è stato pubblicato anche sulla rivista online CheFuturo!, dov’è stato il più letto della settimana.

In una mail dalla California, Elvia Faggin mi ha ringraziato per aver rievocato questa vicenda,  citando in occasione della Pasqua le bellissime parole di Clarence W. Hall sul significato più profondo di questa festività.

Easter says you can put truth in a grave, but it won’t stay there.”
“Pasqua dimostra che puoi seppellire la vertà in una tomba ma non ci resterà”.