Amici di IdF, Enrico Beltramini su Limes racconta l’Italia vista da Silicon Valley. Con amarezza
“Italiano di Frontiera” a Silicon Valley e grande “amico di IdF”, Enrico Beltramini, imprenditore in California, gia’ docente alla Cattolica di Milano (insegnava organizzazione aziendale), oggi e’ professore della Notre Dame de Namur University , dove insegna invece Storia del Cristianesimo (“ho due dottorati…”).
Autore nel 2005 del bellissimo Hippie.com, la new economy e la controcultura californiana, Enrico, che ha dato un contributo fondamentale a questo progetto, con consigli e spunti utilissimi, collabora a riviste e giornali italiani. Ed ha appena pubblicato sulla rivista Limes, nel numero speciale dal titolo “Esiste l’Italia? 2.0” una riflessione sulla “fuga di cervelli” vista da Silicon Valley.
“Perché l’Italia non è una potenza tecnologica? Una risposta sintetica è: perché non ha avuto una rivoluzione culturale che l’ha sradicata dalla realtà industriale… Perché manca una radicale visione alternativa della vita di tutti i giorni: creatività, decentralizzazione, avversione per la burocrazia e le strutture gerarchiche, libertà, piacere, autoespressione, antiautoritarismo, pace, abbandono delle inibizioni, delle restrizioni, trasparenza”, scrive Enrico.
“Perché è mancata, e ancora manca, una generazione zero, una cultura che rinneghi il passato e non cerchi di trasformare, migliorare, correggere quello che c’è, ma lo superi di un balzo senza guardarsi indietro. Ma adesso capisco meglio che questa generazione c’è, soltanto che se ne va all’estero”.
Una riflessione dai toni crudi, quella di Enrico. Preziosa per capire, anche in un progetto come questo. Improntato a raccogliere testimonianze e storie esemplari, per infondere ottimismo. Ma senza mai nasconderne i risvolti amari.
Ahimè è vero.
E aggiungo che una “generazione zero” (quella che vuole innovare, trasformare, migliorare correggere), che in Italia ci rimane, c’è.
Ma viene spesso messa in condizioni di non operare: quanti sono i giovani brillanti e innovativi che non hanno il coraggio di partire per l’estero (o forse hanno il coraggio di rimanere in Italia 🙂 e sono “costretti” a guadagnarsi da vivere con quel poco che il mercato (o la fortuna) offre loro?
Qualcuno ce la fa e riesce comunque a conquistarsi un posto al sole, qualcun’altro no, e si accontenta di quello che passa il convento.
Uno spreco. Di cervelli.